mercoledì 25 febbraio 2009

OTTAVA PUNTATA

Dalle frequenze di Ko de Mondo siete sintonizzati su Radio Rukki Power, la radio clandestina che manda quello che vuole, e se ne fotte del resto.
Ora che Sanremo è finito si può finalmente parlare di musica senza inciampare in Albani imbarazzanti o Patty Prave afone.
Vado subito al dunque.
Conoscete SON?
No, non lo conoscete, perchè siete delle bestie triviali e ignoranti, ed è per questo che vi amo, fratelli rukki. Perchè con voi posso pascere il mio ego ipertrofico e sciorinare la mia pur infima competenza musicale, sicuro di avervi regalato un pezzo di saggezza e essermi concesso un pezzo di vita eterna. E' come tirar fuori un colore quando l'altro ha full. Si ha il sottile piacere del dominio, che è ancor più dolce del fruscìo delle fiches che ti si accalcano davanti.
Insomma non conoscete SON e questo non vi fa onore. Ma Radio Rukki Power a cosa serve se non a farvi fare bella figura con la ragazza appena rimorchiata, alla quale chiederete: conosci SON? E lei vi guarderà con gli occhi straniti, rispondendo con un imbarazzato diniego del capo.
E allora voi, che siete degli eletti, che fate parte di un circolo ristretto di iniziati, che siete dei rukki, perdio! Voi sfilerete il CD che dopo questa puntata avrete acquistato, lo introdurrete nel lettore con gesto sicuro e le farete ascoltare "Song of Solitude", la quinta traccia di WASTED TIME.



Ciò nonostante non avrete la certezza che ve la darà. Perchè siete pur sempre dei rukki e con tutta la buona volontà e il talento di SON, il vostro sfigometro sarà sempre oltre il livello di guardia.
Ma per quei pochi fortunati che non si sono ancora suicidati dopo questa ineluttabile consapevolezza, voglio approfondire l'argomento.
Chi è SON?
Al secolo Pasquale Caprino, di Paestum, in provicia di Salerno. Già, un italiano. Uno di quelli che a Sanremo non c'era e se ci fosse stato, probabilmente sarebbe arrivato ultimo se è vera la regola dell'inversamente proporzionale e se è vero che non ha vinto la splendida Maria Carta, ma l'insulso omonimo prodotto di quel vivaio di spazzaura musicale che risponde al nome di Maria De Filippi. A proposito, ma che ci faceva a Sanremo la madrina di Canale 5? Un accordo bi-partisan? Io vengo a farvi audience e voi mi regalate il vincitore?
Ma sto divagando.
Torniamo a SON. Aggiungo un dato che non è per nulla banale: ha 22 anni.
Quindi ricapitolo: Pasquale Caprino, ventiduenne di Paestum (Salerno), "ha scelto di chiamarsi SON perché si sente figlio dei generi musicali che ascolta e che hanno contaminato il suo modo di fare musica" come recita la sua biografia.
Potrei fermarmi qui e intimarvi di approfondirne la conoscenza con tutti i mezzi a vostra disposizione, ma oggi mi sento buono e vado avanti.
Ho ascoltato il suo disco e mi sono goduto l'eterogeneità delle composizioni, il grande pathos di una voce matura, concreta, nonostante la giovane età, e quella piacevolissima sensazione di averlo già sentito da qualche parte.
Perchè i riferimenti sono chiari, senza mezzi termini, senza nascondersi dietro un dito. Mi fanno ridere quelli che rinnegano le loro influenze anche quando sono così palesi da sembrare plagi. Invece lui no. Lui i riferimenti li sbandiera a cominciare dal suo stesso nome. Stiamo parlando di Beatles, Springsteen, John Denver, Dylan e scusate se è poco!
Ma dopo il primo ascolto di Wasted Time ti rendi conto che il motivo per cui proprio non ci riesci a toglierti dalla mente quelle melodie non sta nei padri spirituali che ci stanno dietro, ma in qualcosa di molto più semplice e potente: quelle canzoni hanno una inspiegabile forza, un dinamismo melodico e armonico che fa pensare all'entuiasmo degli anni di cui sono figlie, che ahimè, non sono i nostri. E alla cosa che come ho avuto già modo di dire su queste frequenza, nella musica ha più valore della musica stessa: la sincerità.
"Tell me why don't we go back in time" recita Song of Solitude. "Dimmi perchè non torniamo indietro nel tempo?".
Ecco un giovane di 22 anni, che fa musica ispirandosi ai grandi della storia del rock con l'umiltà di chi non vuole misurarsi, ma inchinarsi di fronte ai maestri. E te lo dice a chiare lettere: io sono il loro figlio musicale, questi sono i miei ispiratori. Con disarmante, stupenda, sincerità. Se a qualcuno Song of Solitude è sembrata un mix ben riuscito tra Across the Universe e We shall overcame, trova la risposta in quel verso "Why don't we go back in time?", perchè non tornare a quando la musica era migliore?
SON lo ha fatto, creando quello che lui stesso definisce "uno zibaldone, un'accozzaglia di brani che hanno il sound come unico filo conduttore".
Avrei voluto essere nella sua cameretta con i poster di John Lennon alle pareti; avrei voluto stare lì ad ascoltare con lui la musica che lo ha ispirato; avrei voluto avere il privilegio di vedere nascere un talento.
Ma il tempo è il più feroce degli assassini. Quello stesso tempo che fa da filo conduttore nelle composizioni di SON, oggi ci restituisce qualcosa.
Ascoltatelo anche voi, prima che sia troppo tardi.



Buonanotte rukkacci della malora.

lunedì 23 febbraio 2009

SETTIMA PUNTATA

La città era ancora addormentata, un metronotte aveva appena depositato il suo bigliettino sotto una saracinesca, il solito tranviere beveva il suo caffè, la ragazza gentile mi consegnava il pacchetto di chesterfield con un sorriso anonimo, il sorriso delle cassiere verso avventori sconosciuti.
Mentre contemplavo nella vetrina il segno del cuscino che mi segava il volto come una cicatrice e il mondo mi girava attorno con le sue occhiaie nere e il solito cordiale malumore, mi salta all'occhio un trafiletto. Solo il titolo di un giornale gratuito, di quelli che poi si usano per incartare il pesce: "M.Carta vince Sanremo."
Vengo colto da un improvviso raptus di buonumore e saltellando mi avvio fuori dal bar.
Vuoi vedere che il mondo sta cambiando sul serio?
Vuoi vedere che finalmente la musica vera ha iniziato ad avere il sopravvento nei gusti della gente?
Certo però che è strano!
Maledico il fatto che ho deliberatamente evitato ogni singolo suono o notizia sanremese, proprio quest'anno: l'anno della svolta!
Mi sintonizzo su Radio1. Sono sicuro che passeranno qualche pezzo marca Ariston.
E infatti di lì a poco parte la nuova di Masini.
Sarà il buonumore, ma non mi dispiace affatto! Anzi, direi che è proprio un buon pezzo.
Sono decisamente pentito del mio oltransismo radicale.
Ecco che ne parte un altro!
Maledizione, io voglio sentire il pezzo trionfatore e invece è Renga.
Sono un po' perplesso. Perchè questa citazione esplicita della Turandot? Mi sembra attaccata lì solo perchè eufonica e soprattutto nota.
Ma tutto sommato... ci posso passare sopra. Il buonumore mi pervade: penso alla Sardegna, terra amata da De André e da Montale, che vince con la sua musica: un miracolo in cui nemmeno i Tazenda, nello splendido accostamento con Pierangelo Bertoli erano riusciti.
Mi sorbisco tutta Onda Verde. Mi piace. Mi fa sognare. Nomi di luoghi fantastici tipo Barberino del Mugello, Roncobilaccio, Campotenese... Ma esisteranno davvero questi posti? O sono solo evocazioni mistiche di Marina Flaibani del Cis?
Ecco che torna la musica!
Povia.
Ok, Luca era gay perchè la mamma lo amava tanto tanto e gli parlava male del babbo.
Comincio a spazientirmi.
Ho capito. Anche se Sanremo ha cambiato passo, le radio non si sono adeguate e continuano a non mandare i pezzi di qualità, pur se vincitori di kermesse nazionalpopolari. Era già successo con gli Avion Travel in fondo, perchè mi stupisco?
Prendo un CD e lo deposito sul lettore. Alla faccia della radio, me la sento da solo la musica che ha stregato perfino Sanremo.
Accendo un chesterfield e attacco il play.



Il CD finisce mentre mi godo l'estasi dell'alba. Nessun altro suono deve entrare adesso. Nessuno deve risvegliarmi.
Maria Carta ha vinto Sanremo. Oggi è un giorno diverso. Oggi la musica ha superato le barriere.
No, nessuno ha il diritto di risvegliarmi oggi.
Perchè insistete a volermi dire la verità?

venerdì 20 febbraio 2009

SENZA PAROLE

Oggi non parlerò.
Un amico è venuto a raccontarci una favola.
Il suo microfono è aperto.

"Questa crisi è spaventosa e meravigliosa. Navigavamo su un piroscafo immenso e illuminato. Neppure un passeggero che si trovasse d’accordo con l’altro riguardo alla rotta. Però era entusiasmante viaggiare. Ogni tanto un mozzo gridava «Uomo a mare!» Si trattava di gente straniera, miserabili in assoluto; allora qualche anziano, un paio di missionari, una bambina, si sporgevano dai parapetti con un’occhiata compassionevole. Ma il piroscafo non poteva fermarsi, non avevamo tempo, il futuro ci attende e le ricerche costano. Dal piroscafo caddero giù i più poveri, gli onesti, i puri, in una progressione impressionante: 10, 100, 1000 al giorno. Qualcuno disse: «E’ inevitabile.» Un giorno il capitano suggerì pacatamente al mozzo di piantarla con quel monotono “Uomo a mare!”. «Ci sfasci i timpani ogni minuto e poi lo sanno tutti che esistono i vincitori e i vinti». Marinai e passeggeri si azzuffarono, e si litigò per settimane come in patria. Ma nel piroscafo Italia, una sera, si presentò bellobello un architetto con un progetto di due soli punti. Il primo: ripristinare le classi e riassegnare le cabine solo e esclusivamente secondo rigidi criteri di mercato. Nessun valore umano, che non fosse smerciabile, avrebbe più dato diritto a qualcuno di veleggiare con gli altri. Per converso, chi aveva soldi e potere avrebbe sempre ottenuto la cabina di “primissima”. «Anche un serial killer?» chiese un incauto. La risposta fu che i serial killer erano un’invenzione dei magistrati per giustificarsi lo stipendio. Di sera in sera, l’architetto incantò e sedusse quasi tutti, perché quando diceva “mercato” sorrideva con i denti d’oro a raggiera e si vedeva chiaramente che a lui le cose andavano benone. E tutti vollero assomigliargli. In men che non si dica, i magistrati che viaggiavano in prima furono trasferiti in terza. I poeti, filosofi e scultori della terza, precipitarono in ottava (tranne un paio con i conti in Svizzera). Dalle stive e dalle topaie furono fatti salire in prima e seconda classe parecchi mafiosi, gli aderenti a certe logge, ex golpisti, molti loschi figuri dei servizi segreti deviati, e chiunque si scorticasse le mani alla sola vista dell’architetto. Il suo secondo e ultimo punto, fu semplice e incantevole: la musica su tutti i ponti, tranne quello di comando, doveva essere alzata al massimo per tenere alto l’umore dei passeggeri. Intanto, sui megaschermi delle sale riunioni, incessanti, scorrevano le immagini sublimi della terra che presto il piroscafo avrebbe raggiunto, lì dove ciascuno avrebbe ritrovato il suo paradiso perduto: denari e denari, giovani e giovanette discinti e disponibili, imprese e avventure, stipendi da capogiro, bonus e condoni tombali, pensioni d’oro, libertà assoluta e sfrenata felicità, “alla faccia dei pezzenti che si buttano a mare”. Qualcuno, giù in fondo, obiettò: «Ne siamo sicuri? Ma lei, poi, chi è? Inoltre è proprio certo che quei disperati si gettino a mare per scelta?» L’architetto schioccò il pollice e l’indice. Si precipitò da lui a quattro zampe un chitarrista napoletano. E sulle note di una rumbetta, l’architetto cantò a squarciagola: “L’italiano” di Toto Cutugno con qualche strofa variata da lui, perché, disse, io sono geniale. “Con l’autoradio in mano”, per esempio, divenne “con i miliardi in mano”, ma faceva sempre rigorosamente rima con “sono un italiano”. Il viaggio andò avanti così per qualche anno, e devo ammettere che se non altro si stava sempre più larghi, perfino nelle stive non si vedeva che qualche ombra denutrita, depressi recidivi, poeti impazziti, brava gente fallita e emarginata, insomma: “gentaglia”. Un bel giorno qualcuno gridò “Terra!”. Ma quando s’intravide, nella bruma, una specie di rozzo stivalaccio con due isolotti a mo’ di pantofole piantati in mezzo al mare, e un cartellino striminzito che faceva pena con su scritto “Sicilia” e un po’ più su a sinistra “Sardegna” e niente case sopra ma solo un immenso supermarket di cemento armato, e non alberi o gioie, ma una porcilaia a cielo aperto con un fumo nero e acre che veniva su da certe pozze fangose e ribollenti come latrine infernali, tutti si comprese che questa non era che una brutta parodia del luogo nativo. Ma era tardi per tornare indietro, e di carburante non ne era rimasta una goccia. In molti dissero “Dovevamo ammutinarci prima”. Ma anche per la rivolta era tardi. In quella, dal piroscafo si sollevò una saracinesca segreta. E un lungo piroscafo nero con a bordo l’architetto, il chitarrista, e una mezza dozzina di scagnozzi di lusso, con un’audace virata, prese il mare aperto tornandosene felice da dove, anni prima, si era partiti tutti insieme.
Ci avevano deportato. E non ce n’eravamo accorti.

Diego Cugia"



Buonanotte rukkacci maledetti

lunedì 16 febbraio 2009

SENZA MUSICA

PARTE I

"Questo sentimento popolare nasce da meccaniche divine"
FRANCO BATTIATO - E TI VENGO A CERCARE

"Pensavo: è bello che dove finiscono le mie dita debba in qualche modo cominciare una chitarra"
FABRIZIO DE ANDRE' - AMICO FRAGILE

"E si accende rabbioso una Marlboro di alibi"
FRANCESCO GUCCINI - SAMANTHA

"Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto, conosco le leggi del mondo e te ne farò dono."
FRANCO BATTIATO - LA CURA

"Se tu penserai, se giudicherai da buon borghese li condannerai a cinquemila anni, più le spese. Ma se guarderai, se li cercherai fino in fondo, se non sono gigli son pur sempre figli, vittime di questo mondo."
FABRIZIO DE ANDRE' - LA CITTA' VECCHIA

"Occorre essere attenti per essere padroni di se stessi"
CSI - LINEA GOTICA

"E' qui che c'é il pozzo dell'immaginazione dove convergono le esperienze e si trasformano in espressione, dove la vita si fa preziosa e il nostro amore diventa azioni, dove le regole non esistono esistono solo le eccezioni"
JOVANOTTI - L'OMBELICO DEL MONDO

"Lo so del mondo e anche del resto, lo so che tutto va in rovina, ma di mattina, quando la gente dorme col suo normale malumore, mi può bastare un niente, forse un piccolo bagliore, un'aria già vissuta, un paesaggio... che ne so. E sto bene. Io sto bene come uno quando sogna. Non lo so se mi conviene, ma sto bene, che vergogna!"
GIORGIO GABER - L'ILLOGICA ALLEGRIA

"Gli occhi oggi gridano agli occhi, e le bocche stanno a guardare e le orecchie non vedono niente tra Babele e il Villaggio Globale"
FRANCESCO DE GREGORI - RUMORE DI NIENTE

"A onta di ogni strenua decisione o voto contrario mi trovo imbarazzato, sorpreso, ferito. Ed è un'irata sensazione di peggioramento."
CSI - IRATA

"Qualcuno era comunista perchè chi era contro era comunista!"
GIORGIO GABER - QUALCUNO ERA COMUNISTA

"Dicono poi che mentre ritornavi nel fiume chissà come scivolavi e lui che non ti volle creder morta bussò cent'anni ancora alla tua porta"
FABRIZIO DE ANDRE' - LA CANZONE DI MARINELLA

"Ora è solo come un sospiro, un orizzonte perso di vista, è solo come un gigante... è solo un vecchio comunista"
GANG - LE RADICI E LE ALI

"C'è un re che dorme rapito dalle rose, non si sveglia nemmeno quando madri silenziose, unite nel dolore a giovani spose gli mostrano un anello con inciso sopra un nome."
NOMADI - C'E' UN RE

"Non sono morto al freddo delle vostre città, ma su una grande pila d'ebano, e la mia gente ha cantato e ballato per quaranta notti"
MCR - AMHED L'AMBULANTE

"Sono io oppure sei tu la donna che ha lottato tanto perchè il brillare naturale dei suoi occhi non lo scambiassero per pianto"
IVANO FOSSATI - LA CANZONE POPOLARE

"E stasera ce ne andremo a ballare per strada e a brindare: un saluto e un cordiale fanculo ad un altro Natale"
MCR - CANTO DI NATALE

"Ma un'altra grande forza spiegava allora le sue ali, parole che dicevano gli uomini son tutti uguali. E contro ai re e ai tiranni scoppiava nella via la bomba proletaria e illuminava l'aria la fiaccola dell'anarchia"
FRANCESCO GUCCINI - LA LOCOMOTIVA

"Troppi giorni chiusa ad aspettare che si allargasse il cielo e scendesse su di noi una mano e un gesto di pietà, una mano e un segno di pietà"
ENRICO RUGGERI & ANDREA MIRO' - NESSUNO TOCCHI CAINO

"Parton dal pratino e vanno fino in cielo, han più parabole sul tetto che San Marco nel Vangelo"
FRANKIE HI NRG - QUELLI CHE BENPENSANO

"Ora alzatevi spose bambine che è venuto il tempo di andare, con le vene celesti dei polsi anche oggi si va a caritare"
FABRIZIO DE ANDRE' - KORAKHANE'

"Io credo che a questo mondo esista solo una grande chiesa che parte da Che Guevara e arriva fino a Madre Teresa passando da Malcolm X attraverso Gandhi e San Patrignano arriva da un prete in periferia che va avanti nonostante il Vaticano"
JOVANOTTI - PENSO POSITIVO

"Ma penso che questa mia generazione ormai non crede in ciò che spesso ha mascherato con la fede"
FRANCESCO GUCCINI - DIO E' MORTO

"Mai più saggezza, mai più"
IVANO FOSSATI - IL RIMEDIO

"Perchè volete disturbarmi se io forse sto sognando un viaggio alato, sopra un carro senza ruote trascinato dai cavalli del maestrale"
BANCO DEL MUTUO SOCCORSO - NON MI ROMPETE

"L'ansia volgare del giorno dopo,la fine triste della partita, il lento scorrere senza uno scopo di questa cosa che chiami vita"
FRANCESCO GUCCINI - LETTERA

"Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori"
FABRIZIO DE ANDRE' - VIA DEL CAMPO

"Lo chiameranno figlio di Dio, parole confuse nella mia mente, svanite in un sogno ma impresse nel ventre"
FABRIZIO DE ANDRE' - IL SOGNO DI MARIA

"Nel suo paese non tornerà, adesso è morto nel Vietnam"
MAURO LUSINI - C'ERA UN RAGAZZO CHE COME ME AMAVA I BEATLES E I ROLLING STONES

"Troppo cerebrale per capire che si può star bene senza complicare il pane"
SAMUELE BERSANI - GIUDIZI UNIVERSALI

"E fecero voti con faccia scaltra a Nostra Signora dell'Ipocrisia perchè una mano lavasse l'altra tutti colpevoli e cosi' sia"
FRANCESCO GUCCINI - NOSTRA SIGNORA DELL'IPOCRISIA

"Lasciami qui, lasciami stare, lasciami cosi', non dire una parola che non sia d'amore"
CCCP - ANNARELLA

"Che cazzo dici? La nostra libertà noi ce l'avevamo già"
LITFIBA - TEX

"Lungo le sponde del mio torrente voglio che scendan i lucci argentati, non più i cadaveri dei soldati portati in braccio dalla corrente"
FABRIZIO DE ANDRE' - LA GUERRA DI PIERO

"Viaggiano i viandanti, viaggiano i perdenti più adatti ai mutamenti, viaggia Sua Santità"
CSI - IN VIAGGIO

"Sciocchi cibernetici signori degli anelli, orgoglio dei manicomi"
FRANCO BATTIATO - SHOCK IN MY TOWN

"Ma tu fai la cosa giusta te l'ha detto quel calore, ti brucia in petto è odio mosso da amore"
99 POSSE - CURRE CURRE GUAGLIO'

"Sempre l'ignoranza fa paura ed il silenzio è uguale a morte"
FRANCESCO GUCCINI - CANZONE PER SILVIA

"I miei amici son pancioni, puttanieri, faccendieri e tragattini, sono gobbi e son mafiosi massoni piduisti e celerini"
MCR - QUARANT'ANNI

"Nino non aver paura di tirare un calcio di rigore, non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore. Un giocatore lo vedi dal coraggio, dall'altruismo, dalla fantasia"
FRANCESCO DE GREGORI - LA LEVA CALCISTICA DELLA CLASSE '68

"E ti diranno parole rosse come il sangue, nere come la notte ma non è vero, ragazzo, che la ragione sta sempre col più forte"
ROBERTO VECCHIONI - SOGNA RAGAZZO SOGNA

"La vita è così grande che quando sarai sul punto di morire, pianterai un ulivo, convinto ancora di vederlo fiorire"
ROBERTO VECCHIONI - SOGNA RAGAZZO SOGNA

"Io solo qui alle quattro del mattino, l'angoscia e un po' di vino, voglia di bestemmiare"
FRANCESCO GUCCINI - L'AVVELENATA

"Non domandarmi dove porta la strada, seguila e cammina soltanto"
FRANCO BATTIATO - E' STATO MOLTO BELLO

"Cambia il vento ma noi no"
ENRICO RUGGERI - QUELLO CHE LE DONNE NON DICONO

"L'amore inquina come una multinazionale in Cina"
ASCANIO CELESTINI - L'AMORE STUPISCE

"Il ministro dei temporali in un tripudio di tromboni auspicava democrazia con la tovaglia sulle mani e le mani sui coglioni"
FABRIZIO DE ANDRE' - LA DOMENICA DELLE SALME

"E le masturbazioni cerebrali le lascio a chi è maturo al punto giusto: le mie canzoni voglio raccontarle a chi sa masturbarsi per il gusto"
PIERANGELO BERTOLI - A MUSO DURO

"Era nata racchiusa in un raggio di sole e in un volo di farfalle dorate"
MCR - REMEDIOS LA BELLA

"E allora bambina c'è poco da dire se non che mi troverai qua. Cambiato per niente ma neanche scontento; fottuto dal dovere pensare di dovere avere"
LIGABUE - SARA' UN BEL SOUVENIR

"Ma guarda intorno a te che doni ti hanno fatto: ti hanno inventato il mare! Tu dici non ho niente, ti sembra niente il sole, la vita, l'amore!"
DOMENICO MODUGNO - MERAVIGLIOSO

"Ma il mio mistero è chiuso in me, il nome mio nessun saprà! Dilegua notte, tramontate stelle, all'alba vincerò"
GIACOMO PUCCINI - NESSUN DORMA (TURANDOT)

"Canta la tua canzone, cantala per me. Forse un giorno io canterò per te"
ALAN SORRENTI - VORREI INCONTRARTI

"C'è, un'ipotesi migliore, per cui battersi e morire e non credere a chi dice di no,
perché c'è"
DANIELE SILVESTRI - COHIBA

"Ho ancora molte cose da raccontare per chi vuole ascoltare...e a culo tutto il resto!"
FRANCESCO GUCCINI - L'AVVELENATA









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giovedì 12 febbraio 2009

Puntata Speciale

Rullino i tamburi, per questo speciale tutto dedicato a... a... a... ebbene sì... agli U2!
Da qualche giorno, infatti, passa in radio la loro ultima canzone, preludio all'album che uscirà intorno a fine mese.
Bene... non stiamo a perderci troppo in parole e ascoltiamo questa canzone, si intitola "Get on your boots".



E ora sentiamo un po' che suonavano e cantavano questi 4 irlandesi più o meno 25 anni fa...



C'è un po' di differenza eh? Eh sì, è vero. La chitarra di The Edge era un po' sporca, il giro di basso di Adam Clayton piuttosto "essenziale", la batteria di Larry Mullen rullava di rock puro, ma per carità, senza troppi fronzoli. La voce di Bono Vox un po' acerba?
Sì, sì... come no?
Ma... ce ne può importare qualcosa?

Cari U2, siete diventati quello che siete diventati per canzoni come quella, per l'energia che ogni singola nota sprigiona nelle vene di chi vi ascolta, per l'energia che voi sapevate mettere in quelle singole note. Per la forza compositiva della vostra musica.
E oggi... perdonate la franchezza, ma chi vi parla vorrebbe avere una risposta a una semplice domanda: perché mi venite fuori con una cagata come quella canzone che abbiamo ascoltato prima?
Ma cosa c'entra una canzone del genere con un gruppo che ha la storia che hanno gli U2? Imbarazzante! Non trovo altri termini per spiegare a me stesso quello che provo quando ascolto una cosa come quella. Quando sento una musica inesistente, una chitarra che mi sa più di campionatura che di dita che scorrono fra le corde, una voce che sembra da Zecchino d'oro (senza offesa per lo Zecchino d'oro).
Una "non canzone", almeno fosse una canzone brutta, magari. Perché ci può stare di tirar fuori canzoni brutte, lo avete fatto voi, lo hanno fatto altri prima di voi e lo faranno altri dopo.
Ma una cosa del genere... mi verrebbe da chiedervi se l'avete ascoltata. Se voi, che siete persone, uomini... uomini che vivono di musica, vi siate messi lì, davanti a una cassa acustica ad ascoltare quello che mandate in giro per il mondo. Mi chiedo, semplicemente, se vi rendete conto.
Voi che avete saputo fare questo:



Questa è la tua voce, Bono, questa è la tua chitarra, The Edge. Questo siete voi, U2. Ma si cambia... sì, è vero, certo che si cambia, non si può mica fare per tutta la vita "with or without you".
Ma visto che le canzoni le sapete fare, che senso ha fare "non canzoni"?
Non posso nemmeno dire "per chi"... perché pare che questo pezzo sia al primo posto della classifica. Allora sono io che sbaglio tutto? Che non ho capito niente?
Certo, voi avete ragione, qualsiasi cosa facciate diventa numero uno in classifica. A parte che vorrei capire chi è che vi compra e vorrei capire per chi vi scambiano i vostri acquirenti. Perché questi non sono mica gli U2. Eh no... questo è un gruppo che vive di rendita, un gruppo che, a me pare, non ne ha mica più voglia di fare musica. Un gruppo che è diventato solo una fabbrica di soldi, dimenticando le sette note. Eppure... quando volete, le sapete fare ancora le canzoni. Non sono passati molti anni, da quando, all'inizio di questo decennio, avete lasciato per un attimo da parte la vostra "svolta" pop\dance\zoo\e quant'alro ancora e avete ripreso una chitarra, un basso e una batteria. E tu, Bono, hai ripreso quella voce che sa incantare come poche. E avete fatto un album semplice, ma suonato, cantato... pensato. "All you can't leave behind" si chiamava.
E c'erano pezzi come questo...



Ma forse questo disco ha venduto meno dei precedenti, temo. E allora... che vi devo dire... continuate a tirar fuori le vostre cagate, saranno contenti i produttori, chi vi ha amato e vi ha amato sinceramente... un po' meno.
E chi vi ha amato non comprerà il vostro nuovo disco, andrà a ricercare fra i suoi cd polverosi qualcosa di vecchio, per ricordare una band che oggi non c'è più. E con la perduta speranza che questo nuovo anno ci ridesse un vecchio gruppo.



Bene.. non è tutto, ci sarebbe ancora molto da dire ma preferiamo fermarci qua, con un po' di amaro in bocca, come succede quando si perdono degli amici.
Pazienza...
E ora, Radio rukki si spegne per un giorno e aderisce alla campagna di Caterpillar "M'illumino di meno".
Buon buio, rukkacci malefici...