domenica 14 giugno 2009

CONSIGLI PER GLI ACQUISTI by Mike Goodmorning

IL FILM

Vincere! - Marco Bellocchio

Il Duce prima del Duce in questo bellissimo film del solito Bellocchio, che da quando si è emancipato (filmicamente e personalmente) dall'ingombrante figura di Massimo Fagioli, sta inanellando una serie di capolavori (La Balia, L'Ora di Religione, Buongiorno Notte, Il Regista di Matrimoni).
In questo caso la storia di Mussolini è vista con gli occhi della "moglie segreta", Ida Dalser, che aiutò il futuro Duce, già sposato con Rachele e padre di due figli, a scalare le posizioni politiche e istituzionali fino al dominio del paese.
La storia della Dalser, interpretata da una splendida Giovanna Mezzogiorno, è a dir poco devastante: innamorata di Mussolini fin dai tempi dell'"Avanti!", venderà tutto per consentire al suo uomo, allontanato dal giornale per le sue idee politiche ormai alla deriva, di fondare un nuovo quotidiano. Nel frattempo avrà da lui un bambino, che il duce prima riconosce e poi rinnega.
Povera e con un figlio da accudire dovrà affrontare da sola il regime, che dopo l'ascesa di Mussolini e la marcia su Roma, farà di tutto per tacitarla ed evitare lo scandalo di quella relazione extraconiugale, del successivo matrimonio segreto, ovviamente bigamo, e del figlio illegittimo.
"Non avevo mai sentito parlare di questa storia" dice Bellocchio. "L'ho scoperta vedendo un documentario in televisione, il Segreto di Mussolini, firmato da Fabrizio Laruenti e Gianfranco Norelli. Questa Ida Dalser, che da Mussolini ebbe un figlio prima riconosciuto e poi rinnegato, mi sembrò una donna straordinaria. Una donna che gridò la sua verità sino alla fine, nonostante il regime cercasse di distruggerne ogni traccia. La moglie e il figlio segreto di Mussolini erano uno scandalo da nascondere. Al punto da cancellare le loro esistenze, non solo fisicamente: entrambi furono rinchiusi in manicomio, dove morirono".
Un film che solo tangenzialmente parla del Duce Mussolini, ma che in realtà è il ritratto di una donna forte, che urla la sua verità, ma che nonostante tutto rimane innamorata del suo carnefice.
Una storia dura per un film da vedere, metabolizzare, capire fino in fondo.
"Sono rimasto coinvolto e sconvolto da questa tragedia" confessa Bellocchio "e non ho minimamente pensato a un attacco all'attuale regime" - "regime democratico", si corregge poi. Una "similitudine col presente però esiste" aggiunge: "Mussolini fu il primo capo di stato a usare la propria immagine in termini innovativi, per i quali vi rimando a Il corpo del duce di Sergio Luzzatto, radicalmente differenti ai politici grigi in cilindro e cravatta dell'epoca giolittiana". Ma il regista ribadisce di "non aver pensato a Berlusconi, quello semmai toccherà al pubblico, piuttosto sono rimasto traumatizzato da questa atipica tragedia italiana, protagonista una donna diversa da tutti gli eroi antifascisti: Ida Dalser, un'eroina antipatica e rompiscatole, che vuole affermare la sua verità a ogni costo. Questo me l'ha fatta amare, e credo la farà amare anche agli spettatori, perchè è l'opposto dell'odierna mediocrità televisiva".
Un esempio di questa mediocrità ce lo dona la nipote del Duce, Alessandra Mussolini ,che a "Porta a Porta" si scaglia contro Giovanna Mezzogiorno che spiega le ragioni ed i temi toccati dal film. Un altro buon motivo per andarlo a vedere.





IL LIBRO

NEREO ROCCO - Gigi Garanzini (Mondadori, 2009)

Dopo "La leggenda del Paròn", Garanzini rimette la penna sul foglio per scrivere ancora di quel fuoriclasse di umanità che fu Nereo Rocco, detto il Paròn, allenatore di calcio degli anni '60 e '70, filosofo involontario, tecnico insuperabile, accanito giocatore di tressette, battutista fulminante. E' rimasta negli annali la sua risposta ad un giornalista che prima della partita tra la Juventus plurititolata e la Triestina neopromossa di Rocco, augurò al Paròn "Vinca il migliore!", e il mister: "Ciò, speremo de no!"
Un libro ovviamente ricco di aneddoti raccontati direttamente dai suoi "ragazzi" (Bearzot, Maldini, Trapattoni, Bigon, Rosato, Rivera e molti altri), ma anche un tributo affettuoso, commosso, ad un uomo del calcio che non c'è più, catenacciaro convinto pur giocando con cinque punte (oggi non lo farebbe nemmeno Zeman!), ma soprattutto all'uomo Nereo Rocco, uno che oggi definiremmo "un signore".
Burbero benefico, duro e paterno, divertente e amaro, il grande Nereo Rocco è tutto in questo episodio:
All'inizio della stagione '68 il Milan andava male e il presidente Carraro aveva lasciato intuire che a fine campionato avrebbe voluto cambiare allenatore.
Così Rocco incontrò in un Autogrill il presidente del Torino e si mise d'accordo per l'anno successivo con un ingaggio lievemente inferiore a quello al momento percepito al Milan.
Il campionato si concluse con il Milan di Rocco trionfatore in campionato, coppa campioni e coppa intercontinentale.
Naturalmente dopo i festeggiamenti il Paròn fu convocato da Carraro per il rinnovo del contratto ad una cifra tripla rispetto all'ingaggio dell'anno passato.
Rocco rifiutò dicendo che aveva già un accordo con il Torino.
Carraro stupito gli chiese: "Ha già firmato il contratto?"
E Rocco rispose: "Peggio. Ho dato la mia parola."
Questa volta non voglio proporvi l'incipit, ma il finale: la lettera immaginaria che Garanzini scrive al Paròn a chiusura del suo bellissimo libro. La riportiamo integralmente perchè in questo testo è racchiuso lo spirito con cui è stato scritto.

Caro paròn,
come vede ci ho preso gusto.
Lei non ha idea di quanti mi hanno ringraziato in questi dieci anni per averli guidati alla sua riscoperta. E di quanti altri, in tempi più recenti, mi hanno scritto, telefonato, rintracciato in vario modo per chiedermi come fare a procurarsi una copia, anche usata, di quel libro ormai introvabile. Sinché un giorno a chiamarmi è stato uno che si era talmente innamorato di lei, attraverso quelle pagie, da propormi di ripubblicarle. Sa perchè non potevo dirgli di no? Perchè in quel gigantesco stabilimento Mondadori di Verona, dove regna e opera, Marco Mattioli è a sua volta ribattezzato il Paròn.
Rieccoci qua dunque, con "monàde" vecchie e nuove. Oggi come allora il problema non è stato sollecitare la memoria dei suoi ragazzi. Semmai frenarla, arginarla in qualche modo. A mano a mano che si procede tra i ricordi, le imprese, le battute, senza fretta, senza più ancoraggi spazio-temporali, il pianeta Rocco è un rifugio della memoria in cui respirare aria fresca, pulita, balsamica. In cui acciambellarsi e fare il nido. Beato lei che ignora l'esistenza di Zamparini e di Beckham e signora, che non sa di ripartenze nè di tiri da dimenticare. Per la minoranza che indegnamente rappresento, cresciuta pensando che il calcio deve nascere all'oratorio e morire in osteria, per tutte le persone incontrate in questo doppio viaggio, lei, signor Rocco, rappresenta un vero e proprio bene-rifugio.
Poi, certo, è saltato fuori qualche altarino, il linguaggio non è dei più castigati, ma lei quello era, Paròn, che Dio la benedica. Come dice? "Spiòn e traditòr" per il rigore di Blason? Ma son passati sessant'anni ed era talmente bella... avesse visto la smorfia di Blason quando fingeva di ricordare se l'avesse fatto apposta. Adesso non mi tratti come quei cialtroni dei memoriali postumi, guardi che avrei sempre ancora la vera storia di Verona '73, "so anca chi gà portà i soldi, de qua e de là". E giù nomi e cognomi degli attori, dei registi e del produttore. Fosse stata l'ultima porcheria del nostro calcio, la tentazione avrebbe almeno avuto un senso. Sapesse quante altre se ne sono viste![...]
Così impara. Impara anche, è un po' che glielo volevo dire, ad anadrsene così presto lasciandoci per tutto questo tempo in balìa di mezzecalze che ne hanno approfittato, perchè non c'era più lei a sistemarle con le sue battute al vetriolo. Pensi, c'è stato anche un suo collega, sì insomma un allenatore, che non divideva con i giocatori nè la tavola nè il pullman perchè un tecnico con la squadra non si deve mischiare. Lei nel piazzale di Wembley '63 si alzò per scendere, si voltò, li vide stravolti dalla tensione, uno più bianco dell'altro, e disse forte "Fioi, chi ga paura no smonti". E ripiombò a sedere di schianto. A volte serve semplicemente una risata... quante gliene dobbiamo.
Piuttosto, caro il mio allenatore del secolo rossonero, votato dal popolo, che non è male perchè tra Sacchi, Capello e poi Ancelotti ne sono arrivati di trofei, non penserà che sia finita qui, vero? Adesso son trent'anni, ma tra altri tre sono cento dalla sua nascita. Ed è lì che si misura la dimensione definitiva di una leggenda. Intanto quest'anno, per portarci avanti, cominciamo a ricordarla in grande stile, il 20 Maggio e non più il 20 Febbraio. Il giorno della vita, non quello della morte. E se tutto va come deve andare, vedrà che mostra all'antica Pescheria centrale!
Basta. Saluti tutti quelli che un po' alla volta l'hanno raggiunta in spogliatoio. E la smetta una buona volta, almeno lì, di segnare le carte.

Gigi Garanzini



IL DISCO

FIGLIO UNICO "CULT EDITION" - Rino Gaetano (SONY-BMG, 2009)

Un gustoso cofanetto per gli amanti del menestrello calabrese. Per la prima volta tutto il materiale inedito di Rino Gaetano è raccolto in un doppio 2CD+DVD grazie al contributo degli amici e dei parenti del cantautore scomparso agli albori degli anni '80.
In questa raccolta scoprirete le collaborazioni con Anna Oxa, Riccardo Cocciante, i New Perigeo e una serie di inediti, trai quali spiccano "Il leone e la gallina", "Sandro Trasportando" e la versione spagnola di "Nuntereggae più" intitolata "Corta el rollo ya".
Naturalmente troverete anche i classici di Rino, brani che hanno segnato la storia di almeno quattro generazioni come "Sfiorivano le viole", "Ma il cielo è sempre più blu", "Ad esempio a me piace il sud", "Aida" e così via.
Ottimo anche il materiale in DVD con filmati inediti tratti dal "Cantagiro", da "Sanremo" e da altre manifestazioni musicali in voga all'epoca.
Un disco imperdibile per chi ama Rino, ma anche per chi non lo conosce: l'occasione giusta per scoprire uno dei più grandi geni della musica contemporanea.



Buona vita fratelli rukki.

M.G.M.

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