mercoledì 6 maggio 2009

FUOCHI NELLA NOTTE - Puntata tre della nuova era

Alzate il volume. Stanotte si parte così:



L'avete sentito l'attacco più folgorante della storia del rock?
Quel rullante, quell'unico colpo sul pattern, ossessivo, violento come se si infrangesse su una gigantesca incudine!
L'avete visto John Hammer, l'uomo martello, "The man who buildt America", mentre a mani nude spacca le montagne per costruire da solo la terra promessa?
Questo narra la leggenda. L'epica americana che non si è potuta permettere di scritturare un Omero o un Virgilio a raccontarne le gesta e si è affidata alla sua musica.
Ma qual è la sua musica?
Quando nel sud gli schiavi raccoglitori di cotone finivano il loro massacrante turno nei campi, si riunivano in sordide baracche ed iniziavano a cantare e suonare la musica della loro terra, prima della deportazione.
Una musica spiccatamente ritmica, alla quale aggiungevano gli "shouts" e gli "hollers" e gli "howls", le urla disperate con cui accompagnavano il loro lavoro e comunicavano la loro voglia di riscatto da quella condizione disumana.
Un telaio sonoro impostato sul "call and reponse", un grido di "chiamata" al quale doveva succedere un grido di "risposta", come un agghiacciante appello dove quel grido era l'unico modo per dire "Sì, ci sono! Esisto!".
Un urlo primordiale, le cui tracce indelebili hanno trasformato la storia della musica e influenzato l'arte tutta. Urlo come rabbia, urlo come paura, urlo come disperazione, la stessa che vedremo in Munch e che leggeremo in Ginsberg.
Urlo al posto della parola, anche quando vuol semplicemente dire "Io sto bene", in un ossimoro grande come l'America. Un urlo come questo:



Poi arrivò il giorno in cui qualcuno si accorse che gli sporchi africani non usavano la musica solo per intrattenimento. Quei negri bastardi usavano il ritmo per comunicare! Avevano un codice e attraverso i tamburi si parlavano, organizzavano fughe, si chiamavano in segreto a raccolta. "Talkin'Drum" era il nome che i bianchi diedero a quello che in Africa si chiamava semplicemente "Tam Tam".
Ma il "Tamburo Parlante" doveva essere eliminato! Troppo rischioso lasciare agli schiavi un codice segreto per dirsi cose che i bianchi non potevano sentire.
Però che peccato rinunciare a quella musica! Ai padroni piaceva avere dei giullari di corte che allietavano le loro feste con quella musica strana, primitiva, ma così eccitante!
E allora a qualcuno venne l'idea: che continuino a suonare, ma non con i loro strumenti autoctoni. Senza quegli strani strumenti intagliati nell'ebano e nell'avorio non avrebbero potuto prendersi gioco di loro e complottare sotto il loro naso.
Così i bicorde e i bonghi vennero messi al bando e progressivamente sostituiti da benjo, chitarre, contrabassi, che gli africani impararono a suonare con la stessa rapidità con la quale impararono a subire la violenza dei bianchi.
Senza saperlo avevano inventato il Blues.



E di cosa parla il blues?
Parla di uomini e di disperazione. Di storie tragiche, e di eroi. Di leggende e di amore.
Fu così che nacque l'epica americana, popolata di personaggi come John Hammer, l'uomo martello, "The man who buildt America" da solo, spaccando le montagne a mani nude fino a morirne. Come molti fratelli neri erano morti per servire un paese che non era il loro, per costruire i loro ponti, le loro ferrovie, le loro belle case. E in cambio non un "grazie", ma la schiavitù.
Il blues parla di libertà e di eroi come John Henry, Mr Tambourine Man, Mr Jones, che continueranno la loro vita immaginaria alla ricerca di quel riscatto, nelle canzoni dei loro figli, nipoti, pronipoti.
Il blues parla di guerra, quella guerra che i neri combatterono al fianco dei bianchi per fare grande un paese che non era il loro, ma per il quale morirono a migliaia. E in cambio non una pacca sulla spalla, ma il razzismo e l'emarginazione.
Il blues parla di tutto ciò di cui la musica parlerà, da quel momento in poi.
Perchè qualunque cosa ascoltiate fratelli rukki, si chiamasse anche Amedeo Minghi, nasce da lì, da un uomo che spaccava da solo le montagne a mani nude.
Non dimenticatevene.
Mai.


Bico.

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