giovedì 29 gennaio 2009

Puntini sospensivi

Non ho mai amato la tua musica, non ti ho mai considerato una penna illuminata. Avrei potuto fare a meno di ascoltarti.
Forse eri troppo reazionario, o forse semplicemente retorico.
Non mi piaceva la tua goffa enfasi, nè il tuo cantare antico.
Non sei mai stato dentro il mio i-pod e non ci sarai nemmeno adesso.
Ma ho sempre detestato chi ti prendeva in giro rozzamente, chi ti dedicava sberleffi pacchiani, chi, a onta del tuo pubblico, ti trattava come un fenomeno da baraccone.
Perchè anche tu eri un rukko.
Un giorno, giù in Calabria, il tuo tecnico del suono mise Simon & Garfunkel per provare le casse. Mi dicesti con gli occhi lucidi "Ogni volta che ascolto Simon & Garfunkel mi viene in mente questa immagine: una Dyane color aragosta, pochi soldi per la benzina e il mare."
E' stato il solo momento in cui la tua musica è entrata in contatto con la mia.
Quella canzone adesso è il mio saluto.



Ciao Mino

Rassegna stampa n.2

Mi aggiravo come Zio Paperone nel parco e, come lui, ho trovato un giornale (non proprio fresco di giornata) per la rassegna stampa. Vado un po' a casaccio, ma stavolta parto dal fondo, sfogliando al contrario.

Vediamo un po'... uhmmm... Cultura e società: Inno al bianco di Chanel e la carta diventa una seta. Ah... si parlava di alta moda, credevo fosse una nuova dieta. Decisamente non sono portato per queste notizie.
Indagando nelle pagine della finanza scopro che Yahoo sta pensando di comprarsi il New York Times, mentre il Vietnam può essere il trampolino per Asia e Cina. Ueilà, un nuovo Vietnam?

Esteri: Oregon, folle spara in un locale. E' grave una ragazza italiana. Sarò retorico, ma laddove le armi le può comprare chiunque e dappertutto... prima o poi...
Andiamo avanti. In USA, Obama apre all'Islam, in Francia Sarkozy lancia un piano per combattere la crisi dell'editoria. Beh... almeno fanno qualcosa.

Veniamo a noi... allora... Veltroni: sfido il premier a un duello tv. Penso che a fornire le spade ci sarà la fila.
Alfano la spunta sulle intercettazioni, mentre AN sposa Forza Italia. Complimenti!! Auguri e figli maschi.
Calderoli torna all'attacco con la castrazione chimica (deve aver letto la notizia precedente pure lui).

Toh... eccomi in prima pagina e... beh, curiosa. Titolo: BASTARDI! Ma... si riferiscono a loro?


Ehm, no, mi ero sbagliato. Mentre andava in onda il pezzo mi sono letto l'articolo. In effetti non c'entrano niente i "Bastard Sons of Dioniso" questi ragazzi che partecipano a X-Factor e che l'altra sera mi sono piaciuti tantissimo nella rivisitazione di questo storico pezzo dei Corvi. Bravi e brava la Maionchi che li sta portando su. Ma in effetti, mi sembrava strano che avessero già conquistato addirittura la prima pagina del giornale.
Allora, si parla invece dei 5 romeni arrestati per lo stupro di Guidonia, che stavano per essere linciati dalla folla. Bene, bene... leggiamo un po'. Anzi, no, non voglio nemmeno leggere. Io sono contento che li abbiano arrestati, e ora che li chiudano dentro e buttino via la chiave. Mi auguro che sia così.
Ma quanta tristezza nel rendersi conto di vivere in uno Stato che invece di difendere i suoi cittadini si trasforma in Far West, dove i cittadini la giustizia devono farsela da sè. Dove la folla si esalta alla vista del sangue, dove gli "sceriffi da bar" ormai imperversano dappertutto e sono pure incoraggiati da chi dovrebbe stare in alto. Su quegli scranni ormai inutili, vuoti di idee e di pensieri.
Povera patria!


Non mi piace la "giustizia fai da te". Non mi piacciono i linciaggi pubblici. Non mi piace l'idea di dovermela prendere con chi è sotto di me, quando in alto vengono fatte le più grosse porcate. Non mi piace il simpatico Premier che ride sempre e fa battute da bar: Ci vorrebbe un poliziotto per ogni bella donna. E' un uomo politico questo qua? Ho sentito in giro le donne brutte che se la sono presa. Ma dovrebbero prendersela tutte le persone dotate di un minimo di buon senso e raziocinio. Non mi piace che non esista un'opposizione. Non mi piace che l'unica voce fuori dal coro sia quella di Beppe Grillo (peraltro non considerata dai "media ufficiali"). Non mi piace questa italietta fatta di furbetti che guardano solo il loro orticello. Non mi piace che coloro che dovrebbero guidarci stiano lì solo ed esclusivamente per loro tornaconto personale, per alimentare una oligarchia così vecchia, marcia, impudente. Ma intoccabile. Purtroppo.
Almeno per ora, perché anche qualcun altro era intoccabile, poi all'Ergife le cose andarono come andarono. E non mi piace nemmeno questo. Non mi piace l'infiammabilità della gente. Della "loro" gente. Perché a tirare monetine c'erano andati i suoi. Quelli che gli avevano dato retta per anni. E non mi piace che possiamo essere così ciechi da seguire una persona per anni come un Messia e poi all'improvviso, quando si scoperchia il calderone (e prima o poi i calderoni si scoperchiano) lasciarsi andare a qualcuno che grida: aux armes citoyens!


La Marsigliese fa sempre il suo effetto, sì. Ma sono altri tempi. Se vogliamo, non ne abbiamo bisogno. Almeno, credo, ma in fondo... non sta a me nè dirlo nè fare morali.
Quindi... casino!!!


Ecco.. e ora che, come al solito, ho una gran confusione in testa, è meglio se raggiungo gli amici al tavolo per un bel poker. Almeno mi rilassa e mi fa dimenticare per qualche ora lo schifo che mi vedo attorno. E poi... per rincorrere i mulini a vento, c'è ancora tempo.



Cin cin, rukki!!!

lunedì 26 gennaio 2009

SESTA PUNTATA

Cos'è la musica popolare?
Che differenza c'è con il pop(ular)?
Beh, per quelli come me che sono cresciuti negli anni '80, la musica popolare è Michael Jackson, Madonna, tutto ciò che passa da Sanremo, i Duran Duran, ma anche Vasco, Ligabue... e perchè no, Elvis, i Beatles, i cantautori.
C'è stato un momento in cui tutto era musica popolare, fatta eccezione forse, per Luigi Nono, Luciano Berio, Karlheinz Stockhausen e pochi altri "noiosi oltranzisti intellettualoidi".
Insomma la differenza era di sostanza, non di forma.
Niente di più sbagliato.
Pop, la definizione più abusata del secolo, è un'attribuzione posticcia. E' un'etichetta di fruizione, non un canone stilistico.
Mi spiego meglio:
Dimitri Shostakovich ha scritto la sua "Suite de Jazz" negli anni trenta. Non fatevi ingannare dal titolo, non c'è nulla di meno jazzistico al mondo, ma si tratta di composizioni dal gusto classico, soprattutto valzer decadenti in linea con il gusto imperante all'epoca nei salotti borghesi dell'Est Europa (quelli descritti da Sandor Marai in "Confessioni di un borghese" per intenderci).
Sessant'anni dopo Stanley Kubrick inserisce il Valzer N.2 della "Suite de Jazz" nella colonna sonora di Eyes Wide Shut, il film con Tom Cruise e Nicole Kidman protagonisti.
Ed ecco il miracolo: un valzer di Shostakovich esce dall'empireo colto e diventa POP.
Quale potrebbe essere l'accostamento stilistico tra Valzer N.2 e Gold degli Spandau Ballet? Ovviamente nessuno.
Eppure sono pop entrambi, perchè entrambi hanno un ambito di fruizione allargata.
In poche parole è pop tutto ciò che piace e ha successo di massa, indipendentemente dal genere, indipendentemente dallo stile e, udite udite, indipendentemente dalla qualità.
Può essere più POP Beethoven di un Nino D'Angelo convertito all'etnico che rimane nella sua nicchia. Ma ancora di più, è certamente più POP Bach degli Agricantus.
Siamo noi a decidere. E' il popolo (POP) che per la prima volta è davvero sovrano. Ognuno di noi contribuisce a far diventare un disco POP.
E' un po' come lo scrittore che lascia il romanzo nel cassetto. Finchè nessuno lo legge lui, pur avendolo scritto, non sarà mai uno scrittore.
Un quadro, finchè nessuno lo vede, non è arte. Fosse anche Monnalisa.
Un disco, se non vende, non è POP. E lo stile non c'entra nulla.
E allora mi fanno ridere quelli che mettono etichette a tutti i costi, che quando ascoltano un brano sanno già appenderlo ad una categoria. Avrei sfidato chiunque, ascoltando Valzer n.2 negli anni '80 a definirlo POP; e invece le vie del pentagramma sono infinite!
Però... come sempre c'è un rovescio in questa medaglia.
Appurato che ciò che vende è POP e dato per scontato che nessuno fa un disco per evitare che venga venduto (eccezion fatta, forse, per i Cocteau Twins!), l'industria discografica ha stabilito alcuni parametri vitali, senza i quali un disco non viene prodotto.
Ed ecco il mostro! Il POP costruito a tavolino.
Dalla fine degli anni '70 in poi, il POP diventa stile in quanto "intenzionalmente creato per vendere".
Quel genuino intento di fare arte che solo accidentalmente (o comunque nelle speranze di chi lo proponeva) accedeva al mercato e diventava POP, da quel momento in poi diventa POP in partenza. Quella che prima era un'attribuzione "a posteriori", dipendente esclusivamente dal gradimento, oggi è stile, modus operandi, genere musicale.
Oggi siamo tutti in grado di stabilire, come in un processo alle intenzioni, se un brano è POP, anche se ancora l'ha comprato solo la zia e la fidanzata dell'autore.
Tutto questo a scapito di cosa?
Di ciò che nella musica ha, forse, più valore della musica stessa: LA SINCERITA'.
Mi sto contraddicendo? Si', mi sto contraddicendo. dimenticate tutto ciò che ho detto finora. Il POP è, tristemente, drammaticamente, uno stile, un genere (non solo musicale, sia chiaro).
E non sto ad addentrarmi nelle definizioni care a Andy Wharol, nè a entrare nel ginepraio sofistico che differenzia POP da POP ART. Vi basti sapere che secondo le definizioni più estreme è POP tutto ciò che è riproducibile. Per essere ancora più estremi (ma anche semplicistici): un quadro è arte, la sua riproduzione è POP.
Un quadro che nasce già per essere riprodotto (vedi la Marylin di Warhol) è POP ART.
Ho bisogno di un sorso di Absolut, sto iniziando a perdere il filo!
Ahhhh ecco! Ora va meglio.
Ma perchè vi sto raccontando tutto ciò?
Per un semplice motivo. Voglio farvi ascoltare un po' di musica popolare. Quella vera, quella che non ha bisogno di nulla per essere tale, quella che nasce dalle radici, quella che venda o non venda, piaccia o non piaccia, è e sempre sarà musica popolare, quella che non ha bisogno di scaltri discografici per diventare tale, che non ha nulla di costruito, perchè viene da lontano, lontanissimo. Un esempio?



Che io sia un fan dei MATTANZA ormai non è un mistero, ma non è per questo che ho scelto questa loro "Vitti na crozza".
L'ho scelta perchè è un simbolo. Il simbolo di qualcosa di enorme, potente, antico. Questa cosa si chiama RISPETTO.
Non fraientendetemi, dopo POP, la parola RISPETTO è la seconda più abusata del secolo. "Non faccio l'amore con lei perchè la RISPETTO" (???) "E' un uomo di RISPETTO" (Ma chi? Riina?????). "Il nostro partito RISPETTA le tradizioni" (SIC!).
Il RISPETTO di cui parlo qui è qualcosa di molto più grande: è il rispetto per tutti noi. Ed è il rispetto per chi aveva qualcosa da dire.
"Vitti na crozza" la conoscono tutti, ma ditemi, fratelli rukki, non avete notato qualcosa di strano in questa versione?
Rifletteteci un po', io intanto accendo una Chesterfield.
Non vi è venuto in mente niente? Riascoltatela.
Ancora niente?
Beh manca qualcosa. Manca il famigerato "TIRULLALLERU".
Alla fine della strofa siamo tutti abituati a sentire questo malefico inciso. TIRULLALLERU.
Malefico perchè posticcio e per l'appunto IRRISPETTOSO.
Malefico perchè banalizzante.
Malefico perchè costruito a tavolino: tutto deve diventare ballabile e una banale cellula sonora inserita in questo contesto allegerisce e rende POP il brano.
Ma siete mai andati oltre il TIRULLALLERU? Vi siete mai soffermati sul testo?
Vi aiuto, traducendo una delle strofe più significative:
"Se ne sono andati i miei anni, se ne sono andati non so dove.
Ora che sono arrivato a ottant'anni, chiamo la vita ma è la morte che mi risponde..."
Ecco, a questo punto a qualcuno è venuto in mente di inserire un gioioso, ballabile, allegro "TIRULLALLERU LLALLERU LLLALLERU LLALLA'!"
Ma pensate davvero che l'autore, dopo aver scritto quelle parole, avrebbe mai concepito un abominio simile? Naturalmente no. E infatti questo brano che ha radici lontanissime, è stato barbaramente rivisto e corretto negli anni da altri autori, da pseudo arrangiatori, che lo hanno ridotto a parodia di sé stesso, mancando di RISPETTO all'autore, ma soprattutto, mancando di RISPETTO a noi tutti.
Mi ricordo quando con Mimmo Martino andammo a vedere il concerto di un mostro sacro della musica etno/popolare di cui non faccio il nome. A un certo punto venne fuori "Vitti na crozza" con tanto di TIRULLALLERU allegato.
Feci una fatica enorme a trascinare fuori Mimmo che urlava "vergogna!" e rischiava un infarto. Forse fu allora che si decise ad inciderla con i suoi Mattanza in una versione finalmente "non deliberatamente POP".

Se da questo avete dedotto che "POP = mancanza di RISPETTO", forse siete stati manichei, ma non lontani dalla verità. Ciò che diventa POP perchè merita di essere conosciuto è un conto, ciò che nasce POP per essere conosciuto (e venduto)in fretta è un altro. Ma amici rukki, rifletteteci la prossima volta che comprate un disco. Non permettete che vi prendano per il culo. Esigete RISPETTO da chi vi fa pagare 25 euro un CD. E se proprio non potete fare a meno di quel motivetto che avete in testa da giorni... SCARICATELO GRATIS, abbuffatevene e cancellatelo, prima dai vostri files, poi dal vostro cervello. Che lo spazio è limitato sapete? E di musica da immettere ce n'è tanta.
Come quella che sto per farvi ascoltare: un gruppo che non c'è più, una "bella figliola che si chiama Rosa", una canzone nata per emozionare, non per vendere. Signori Rukki: i KUNSERTU.



Ora voi potreste dirmi: si' ok Bico, ci stai propinando che la musica vera deve essere triste, impegnata, intrisa di sociale, o cantare l'amore onirico, che il ballabile equivale al mercimonio!
E chi l'ha detto?
Conoscete il Parto delle Nuovele Pesanti?
Un consiglio, alzate il volume. E divertitevi!



A volerla vedere tutta, questo "scherzo" del Parto è una visione illumiata del problema dell'immigrazione negli anni del dopoguerra... ma forse è la Absolut che comincia a fare effetto. Nel frattempo, come disse Fred Astaire prima di chiudere gli occhi per sempre: "Ho solo ballato".

Buonanotte Rukkacci.
Alla prossima puntata.

domenica 25 gennaio 2009

QUINTA PUNTATA

Vi siete mai chiesti da dove venite?
No, non la città o il paese, ma la vostra storia.
La vostra storia personale intendo, perchè siete quello che oggi siete, perchè fate quello che oggi fate, quali sono le radici del vostro pensiero politico, religioso, o semplicemente perchè impazzite per i gamberi e proprio non sopportate il tartufo?
Ve lo siete mai chiesti? Avete trovato risposte?
Io me lo sono chiesto oggi, forse per la prima volta.
Mi sono chiesto quando sono diventato un giocatore di carte, e ho scoperto che è stato molto prima di quanto immaginassi.
Era il 1986, avevo 13 anni e per caso vidi la scena finale di "Regalo di Natale", quella in cui Carlo Delle Piane mostra le quattro donne che condannavano alla rovina Abatantuono. Fu in quel preciso istante che diventai un giocatore di poker, anche se mi avvicinai a un tavolo vero solo parecchi anni dopo.
Da questo ho iniziato una catena a ritroso nel tempo, ho incominciato a costruire il mio puzzle. E' stato strano. Chi ha avuto un incidente in moto o ha vissuto una situazione di vero pericolo sa che è vero, che non è un luogo comune, che davvero ti passa la vita davanti, ma la vita vera, quei pochi istanti, quelle poche immagini che ti hanno fatto diventare quello che sei.
Si' amici rukki, la nostra vita è un pugno raso di immagini, di suoni, di parole. Niente di più. Il resto è il dovuto tributo all'incidente di essere nati.
Un amico mi scrive: "...Oggi, quando le alterne vicende della mia vita mi portano a riflettere, a pensare ai miei errori penso: il primo disco che ho comprato è stato 17 Re, non posso essere cosi' deficente come sto pensando in questo momento. Metto su quel disco, anzi quel vinile, e mi basta per illudermi di non essere un perfetto idiota..."
Leggendo queste parole mi sono fatto prendere dal panico. Il primo disco che ho comprato è stato "Holiday" di Madonna!
Ma poi ho pensato a quando sono diventato un giocatore e mi sono chiesto: qual è stato il primo disco che ho comprato DAVVERO.
E allora l'ho visto. Impresso nella mia memoria come una cicatrice di guerra, il momento in cui ho deciso che ruolo avrebbe avuto la musica nella mia vita. Il mio primo disco l'ho comprato molto tempo prima, quando nell'estate del 1980, una tv locale mandò un video, lo spezzone di un film. Non dimenticherò mai quei martelli che marciavano a passo marziale mentre attorno tutto era guerra, distruzione, morte. Quei ragazzini come me che marciavano verso il conformismo per essere stritolati da un enorme tritacarne, quel treno che portava in nessun luogo, o forse ad Auschwitz, o forse alla fine del mondo. E su quel treno quei volti, quelle maschere oscene, quell'identità perduta.
Senza saperlo, stavo anch'io costruendo un altro mattone nel mio muro.



Ho imparato a conoscerli tutti i mattoni del mio muro:

Un bambino che cade in un un pozzo, un bambino come me. In un luogo che senza quell'episodio sarebbe rimasto solo un cartello di strada statale: Vermicino.

Pertini che si alza in piedi esultante al secondo gol di Tardelli nella finale dell'82.

Una Renault 4 attorniata di persone, qualcuno che apre il baule posteriore e dentro c'è il cadavere di un uomo. All'epoca non sapevo neanche chi fosse Aldo Moro, nè me ne fregava nulla. Ma è stato il primo uomo morto che ho visto e che sapevo non essere finto come nei western che piacevano a mio padre.

I ragazzi di una scuola inglese che salgono sui banchi urlando "O Capitano mio Capitano".

Stefania Rotolo che balla fasciata da una tuta rosa.

Un giornale porno trovato sotto un sasso, dietro il canneto del giardino condominiale.

Goldrake in bianco e nero.

Il mio gatto schiacciato sotto i copertoni di una Fiat 850.

L'isola di Dino che appare all'improvviso dietro una curva della strada di San Nicola.

La bambina bionda che faceva i compiti alla luce della finestra di fronte alla mia.

Il negozio di peluche enormi dietro piazza Navona.

I Clash che cantano "Rock The Casbah".

Il pacchetto di N80 nascosto in una buca.

Mio padre vestito da Babbo Natale.

Bono Vox che pianta la bandiera bianca sul palco mentre un rullante scandisce il ritmo di una maledetta Domenica.

Uno stadio che diventa trincea, uomini morti, uomini feriti, sangue e lacrime. E Platini che segna su rigore.

Il volto ruvido di Osvaldo Bagnoli.

La ragazza dallo sguardo miope che nell'estate dell'89 mi faceva battere il cuore e sentire vivo, mentre attorno tutto odorava di gelsomino.

Il corpo di Gilles Villenevue che rimbalza sull'asfalto.

Un ragazzo dal volto triste e una chitarra in braccio.



Non sono ricordi. Non sono frammenti di memoria. Sono me. Quello che sono. E anche quello che non sono e forse avrei voluto essere.
Come un incidente al quale sono sopravvissuto.
Come un ricordo che mi sopravviverà.

Buonanotte rukkacci della malora.

giovedì 22 gennaio 2009

QUARTA PUNTATA

Sono confuso amici rukki. Sono molto confuso.
Io di crisi finanziarie o di banche in sofferenza non ci capisco nulla, ma qualche cazzo di domanda me la faccio!
E' una vita che vengo disincentivato a usare l'auto: usa i mezzi pubblici! L'auto inquina! Al centro mettiamo i pedaggi cosi' la gente va a piedi! E giornate a targhe alterne! Giornate ecologiche! E isole pedonali! E il carburante è caro, preferite la bicicletta....
Tutti i media e i politicanti coalizzati: Troppe auto in giro, bisogna calmierarne l'uso!
Poi arriva un dato: il mercato dell'auto va in crisi, calo dell'11%.
E grazie al cazzo!
No. Non va bene! Allora ecco l'apoteosi:
"Il governo studia un piano di sostegno alle industrie automobilistiche"
COSA???
Qualche miliardo alle industrie in difficoltà??? Con i nostri soldi??? (anzi con i VOSTRI, io i proventi del poker clandestino mica li dichiaro!) Quindi ci tocca pagare (e siamo degli stronzi inquinatori) se usiamo l'auto, ma ci tocca pagare ancora di più (e siamo degli affamatori di poveri operai) se NON la usiamo?
Sono confuso fratelli rukki.
Cosi' cerco risposte. Guardo il TG. Mi capita raramente, ma stavolta lo guardo.
"Incidente mortale, 5 ragazzi tra i 18 e i 22 anni perdono la vita a causa dell'alta velocità."
Non ho il tempo di elaborare la notizia, neanche di dispiacermi.
Sapete qual è il servizio successivo?
"Al salone dell'auto presentata la nuova Audi da 170 hp, da 0 a 100 in 7 secondi e velocità massima 260 Km orari. E' stata pensata per i giovani, dichiarano i vertici della casa automobilistica."
Stavolta il tempo di incazzarmi e mandare il telecomando a sfracellarsi sul muro ce l'ho. Non solo non me ne frega un cazzo che il mercato dell'auto sia in crisi, di più, vorrei che crollasse, vorrei vederli in galera questi assassini!
Ma poi mi calmo. Ho promesso a me stesso che solo un colore quando io ho full può darmi il diritto di rovinarmi la giornata.
E allora penso all'auto in un altro modo, quando da solo, lungo l'autostrada, alle prime luci del mattino...



"Io sto bene, che vergogna!" cantava il grande Gaber.
Perchè a star bene, oggi, ci si deve vergognare. Ma come? C'è la crisi, il mondo va a rotoli, la vita è un inferno e tu ti permetti il lusso di stare bene?
Dico a te, fratello rukko che stai ascoltando: come ti permetti?
Provvedo subito io a spegnerti quel sorriso gaudente dal volto ebete.
Ascolta. E soffri!



Ecco. Ora puoi andare a nanna. Ci penso io a rimboccarti le copertine.
Dormi rukketto mio e fai in modo che gli incubi arrivino presto.
Sarà una notte indimenticabile...

mercoledì 21 gennaio 2009

TERZA PUNTATA

L'America spera.
Obama risponde: "Calma, c'è da soffrire."
L'America ribatte: "E noi che ti abbiamo votato a fare?
Ma lui continua: "Ma non sono mica il Messia!"
E l'America: "A no?"

Tutto il mondo aspetta la svolta epocale, ma noi rukki siamo qui e Obama o no, sempre rukki rimarremo.
Mentre qualcuno si interroga sul pil che scende, noi ammiriamo Aretha che canta davanti al primo presidente nero della storia!
Mentre qualcuno elucubra sul futuro delle banche, noi ci commuoviamo nel vedere il vecchietto Pete Seeger rinascere alla luce della speranza.
Mentre qualcuno ha sostituito Naomi Campbell con Michelle Obama nelle proprie fantasie onanistiche, noi guardiamo sua figlia e ci chiediamo se anche gli altri bambini, in Africa, nelle favelas brasiliane, a Cuba potranno avere un giorno quello stesso sorriso.
Ma noi siamo rukki e non contiamo un cazzo.
Noi non gettiamo il cuore oltre il muro, ma ci limitiamo a guardarlo, il muro.
Però, come disse qualcuno, "Un uomo solo che guarda il muro è un uomo solo. Ma due uomini che guardano un muro è il principio di un'evasione".
E allora, se siete con me, stanotte, cantiamo insieme davanti a questo maledetto muro.



Questa è Radio Rukki Power fratelli, dalle frequenze di Kò de mondo.
Sapete cos'è Ko de mondo?
E'il posto più lontano da ovunque voi siate.
Ci sono stati tanti Kò de mondo nella storia, ma ogni volta venivano spostati un po' più in là da gente strana, gente che non credeva ai confini, gente che guardava oltre, che si chiamava Colombo, Diaz, Magellano, Vespucci...
E ogni volta Kò de Mondo aveva un nome diverso: Colonne d'Ercole, Finistere, Indie.
Noi l'abbiamo trovata, la nostra Kò de Mondo, ci abbiamo installato un ripetitore radio e occupando frequenze clandestine siamo partiti. E non temiamo di essere scoperti, perchè i curiosi, quelli che guardano oltre, quelli che non credono ai confini, sono tutti morti.



Povertà magnamima, malaventura, concedi compassione ai figli tuoi. Glorifichi la vita e gloria sia, glorifichi la vita e gloria è.

Buonanotte rukkacci della malora!

venerdì 16 gennaio 2009

Rassegna stampa

Terza puntata? Quarta? Puntata speciale? Boh? Io non lo so... lo sapete voi? Se lo sapete tanto meglio, sennò... chi se ne frega.
Stavo leggendo il giornale. Quale giornale? Ma che ne so... un giornale, di un paio di giorni fa, mi pare, non sto nemmeno a guardare la data. Tanto la rassegna stampa del giornale di domani la sanno fare tutti, quella di oggi è fin troppo scontata, per cui, noi che siamo rukki la facciamo del giornale di ieri o dell'altro ieri, tanto, le notizie mica vanno a male.
E allora apro, così a caso, ché non c'ho mica voglia di starlo a leggere tutto 'sto giornale, anche perché, a occhio e croce, non mi pare davvero un granché. E vediamo un po' che dice...

Tornano i voti in pagella e più ore di inglese se i genitori lo vorranno
Embè? E che vuol dire? Che la scuola è diventata "a scelta"? Tanti auguri ragazzi, mi sa che ne avete bisogno.
Andiamo oltre... il terrorista Battisti dice: Ho vinto io! il camorrista Setola: Avete vinto voi! Ora... non per entrare nel merito della notizia, ma... che cazzo vuol dire? Chi ha vinto?
Ci sono due foto, in una il Battisti in manette in mezzo a superpoliziotti con tanto di cappellino che sembrano giocatori di baseball... e ridono tutti. Nell'altra il Setola in mezzo ai carabinieri, in manette e se la ride.
Serve commentare?

Vabbè...
Sacconi gela i pensionati: Non c'è un euro Guarda là che scoperta. O non dovevano risolvere tutto, questi qua?
Pianta di cannabis acerba!!! Non è un reato coltivarla! Interessante e stimolante notizia. Quindi, se è acerba non è reato, se è matura, sì?

Eluana, un'altra porta in faccia! E qui mi taccio per decenza.

Andiamo agli esteri, va'...
Obama in viaggio verso la storia. Uno show di quattro giorni per il giuramento. E speriamo che Obama si ricordi che non è stato nominato dal Grande Fratello ma dal popolo americano per fare il Presidente...

Notizie brevi: Mentre gli esuli in Florida sono certi che Fidèl Castro è in fin di vita (sai che scoperta) a Lisbona un Vescovo ammonisce le donne dicendo loro di stare attente a sposare un musulmano, mentre negli USA una certa Natalie Dylan, prosperosa 22enne di San Diego mette all'asta la sua verginità per pagarsi gli studi.
Ora sì che mi sento realizzato...

Andiamo a Gaza? Ma sì... andiamo pure a Gaza, questo ameno posticino dove si potrebbero trascorrere delle buone vacanze, con tanto di visione gratis di fuochi artificiali. Ora... io non lo so... non so chi ha ragione e chi ha torto... mi sentirei più grande di quello che sono se potessi avere la ricetta per capire PERCHE'... sì, lo voglio gridare... PERCHE'... perché me lo dovrebbero spiegare. Me lo dovrebbero spiegare due persone: un israeliano e un palestinese. Me lo dovrebbero spiegare a cena, davanti a un bel piatto di spaghetti allo scoglio, il perché continuano a massacrarsi in quel modo. Al perché continuano a fare i protagonisti e le vittime di un videogame, prodotto da gente più in alto di loro, che fanno finta di essere diversi, ma che hanno una cosa... una sola cosa in comune. Una sola cosa ma che è fondamentale: sono delle enormi teste di cazzo. E allora gli direi al palestinese e all'israeliano... gli direi di guardarsi, di confrontarsi, di parlare... parlare... parlare... perché la parola vince l'ignoranza, il confronto è più duro delle armi. Della guerra... di questa stupida (come può esserlo solo lei) guerra.
E glielo farei dire anche dal mio amico Bruce.



Forte il boss eh? Questo mi ricorda un aneddoto di qualche anno fa, quando era qui in Italia per una comparsata al festival di Sanremo. Ci regalò una splendida canzone quell'anno, "the ghost of Tom Joad"... e mi ricordo una serata magnifica in un locale di... beh, ma di questo vi parlerò un'altra volta.

Perché ora sono incazzato nero. Essì... incazzato nero. Eppure non dovrei, ho promesso tante volte a me stesso di incazzarmi solo se non mi entra almeno un full di assi in una buona mano. Ma... per dirla con le parole di un grande Maestro: "ho ancora la forza di incazzarmi ancora, con la coscienza offesa, di dirvi che comunque la mia parte ve la posso garantire..."
Non metto musica per queste parole, se non le conoscete radiorukki non fa per voi. Ma io ora ho voglia di incazzarmi ancora, per cui accendo una chesterfield e butto giù un bicchiere di grappa (e di quella del contadino, che fa schifo ma fa tanto rukko) e m'incazzo che tutta questa macelleria ha, ufficialmente, la scusante di Dio. Di un Dio che dovrebbe essere lo stesso per tutti, ma che passa come la cartina di tornasole per giustificare sangue... il sangue dei poveri, dei vinti, degli sconfitti... di qualunque parte siano. E allora... e allora... porca vacca, allora la grappa del contadino è quasi alcool puro e fa effetto subito... e mi fa pensare che... che se... beh... lo lascio dire a Giorgio Gaber...



Troppo forte?
Troppo estremo?
Non avete ancora sentito niente...
... beccatevi allora la seconda parte di questa monumentale canzone, che... le radio non passano. Non la passano per i suoi contenuti, non la passano per la sua lunghezza... ma a radiorukki sì. A radiorukki il vecchio Gaber può ancora far sentire la sua voce... e senza falsi coccodrilli, come (credo...spero) piacerebbe a lui.



Non male eh?
Prendere posizioni.
Quello che pare non esista più, persi, obnubilati, annegati in un finto buonismo che appaia e omologa tutto.
Ma io non sono Dio... e forse non lo era nemmeno Gaber. Dio sta lassù e qualcuno oggi vuole scrivere sugli autobus che invece non c'è. Non m'importa nulla se c'è o no, non m'importa che Dio diventi un prodotto di pubblicità, positiva o negativa che sia. M'importa solo di sapere se Dio (o chi per lui) è dentro di me. Se mi parla, se ci parlo, se sono io fatto a sua immagine e somiglianza o se sia lui fatto a mia immagine o somiglianza. Perché, bene o male, di un Dio ne abbiamo bisogno. Se sia vero o no. Io non lo so... mi vien solo da pensare che sia altrettanto presuntuoso affermare che "c'è!" o che "non c'è!"
Qualunquista?
Forse... chissà... ma chissà che non lo siano più gli altri...
E allora non mi resta che rifugiarmi in quel poco di (quasi) certo che ho... ché se Dio c'è dovrà farci i conti. Dovrà fare i conti con me e con i miei amici rukki, perché se quel paradiso esiste, voglio che sia un paradiso su misura... fatto per noi!
Per tutti noi, perché... a questo punto... a questo mondo ci ha schiaffato lui... ma il rukko Guccini lo sa dire meglio di me e lascio il finale di questa rassegna stampa, che poi, di rassegna stampa ha avuto ben poco, a lui.



Buon fine settimana, rukkacci maledetti...

giovedì 15 gennaio 2009

SECONDA PUNTATA

La musica è finita.
Non ci siamo capiti: la musica è proprio finita! Non c'è più nulla che valga la pena di essere ascoltato da almeno vent'anni. E' tutto trito e ritrito.
Attenzione, non lo dico io, ma Mastro Gino Castaldo, un decano del giornalismo musicale, uno che scriveva su Repubblica prima ancora che Scalfari decidesse di fondare un quotidiano.
Lo afferma nella sua ultima creatura letteraria: "Il buio, il fuoco, il desiderio" edito da Einaudi, collana Stile Libero, con un inquietante sottotitolo: ODE IN MORTE DELLA MUSICA. Lo ha ribadito e puntualizzato recentemente, ospite della trasmissione di Fabio Fazio "Chetempochefa".
Cazzo e ora?
Sono smarrito e confuso!
Io che credevo che un giorno sarebbero risorti i Beatles, Elvis e Jimi. Io che credevo che avremmo avuto presto una nuova Janis, un altro Brian Jones, un Miles Davis nuovo di zecca! Io che credevo in quelli che ascoltando De André da ragazzi qualcosa avrebbero pur dovuto imparare!
E invece nulla. Il buio.
Adesso vago spaesato per il mondo, novello Diogene, a cercare l'uomo e qualcuno mi dice che è inutile: la musica è finita!
Poi, mentre me ne sto triste e desolato con la mia Absolut in mano e la mia Chesterfield in bocca, cercando un motivo per vivere ora che mi hanno tolto anche la musica, dall'eterno mazzo di carte nella mia tasca salta fuori un Jolly.
Lo guardo.
Mi guarda.
Lo guardo più intensamente, con aria di sfida; con loro, le carte, bisogna atteggiarsi, trattarle con arroganza, o ti fottono, sapete?
Ricambia lo sguardo di sfida e inizia a parlare.
Ehi, calmi, lo so anch'io che i Jolly non parlano, ma mi sono appena scolato una bottiglia di Absolut perdio! Avrò pure diritto a una sana allucinazione!
Insomma mi dice:
"Ma che cazzo hai nella testa imbecille!"
Non si rende conto, lo stronzo, che posso strapparlo in un nanosecondo, che posso incollarlo al suo compare rosso e farlo sparire nel nulla dentro la mia manica. Provoca lui! Ma io sono un signore al tavolo e non raccolgo. Lo ignoro. Fischietto persino.
"Bravo fischia, che ormai è l'unica musica che ti è rimasta!"
Si ricompone e torna nel mazzo, con la stessa aria di sufficienza con cui ne era uscito.
Scuoto la testa e rido. Rido forte, fortissimo.
Ci avevo creduto!
Temevo davvero che la musica fosse finita, ma per fortuna mi sono ricordato che ho una testa pensante e che "ai dogmi e ai pregiudizi da sempre non abbocco, e al fin della licenza io non perdono e tocco!" (andatevela a cercare la citazione, che se ne avete bisogno siete ancora alle elementari e di musica dovete masticarne molta, altro che finita!)
Mi sono svegliato dalla mia trance etilica e ho tirato fuori tutti i miei dischi degli ultimi vent'anni, quelli incriminati da Mastro Gino.
E ho fatto una scoperta sensazionale.
La musica non accademica degli ultimi vent'anni è stracolma, straripante, esageratamente pregna di suoni nuovi, intuizioni geniali, tecniche originali, strumenti innovativi o tradizionali con utilizzi innovativi... insomma un'orgia di nuovo. Ma con una particolarità incredibile...
Vi faccio qualche esempio di dischi che ho messo li', sul pavimento e adesso sto osservando compiaciuto:

CSI - Ko de Mondo, In quiete, Linea Gotica
Battiato - Gommalacca
De André - Creuza de Ma, Le Nuvole
Fossati - L'Arcangelo, Lindbergh
CCCP - Epica, Etica, Etnica, Pathos
Conte - Aguaplano

e poi Beatipaoli, Bandabardò, Mattanza (ma come, ancora non li conoscete?), Phaleg, Quartaumentata, Frankie HI NRG, 99 Posse, Vinicio Capossela, Almamegretta, Gianmaria Testa, Tazenda, MCR, PGR, Teresa De Sio, e vi giuro... tanti, tanti altri.

Non vi sembra roba cosi' nuova dite?
Non venitemi a raccontare che una cosa simile l'avevate già sentita prima!



Ma l'avete notata o no la particolarità?
Rukkacci miei, se non vi siete accorti che è tutta musica italiana siete davvero poco perspicaci!
Capite la rivoluzione? La sconcertante scoperta?
Il nuovo ce l'abbiamo in casa e lo ignoriamo! Aspettiamo che ci venga inoculato dalle major, dai potentati della musica. Se non è british o american non ci interessa. E siccome è vero che non c'è nulla di nuovo in quelle desolate lande, allora il nuovo non esiste, la musica è finita!
Ma vaffanculo!
Ascoltate questo e ditemi se vi sembra vecchio!



E ascoltatevi questo, tanto per proseguire il valzer delle celebrazioni di questi giorni:



Ma le note sono sette e alla fine le combinazioni si esauriscono! Vecchia storia. Banale e, questa si', trita e ritrita. Se questo fosse vero la musica sarebbe bella e finita con Bach, che le combinazioni le ha utilizzate tutte e in tutti i possibili accostamenti cromatici.
La musica non è per musicologi! La musica è per tutti! E' l'ultima forma di reale democrazia rimasta.
Le note dicono ben poco di un brano. Gli accordi, le scale, i semitoni, sono i contenuti più superficiali. La musica è emozione. E l'emozione si rinnova sempre, perchè è quello che viviamo, non quanto o come lo viviamo.
Ma capisco Mastro Gino. Lo capisco sul serio! Lui c'era quando nacque la britsh invasion, quando i Beatles e i Beach Boys facevano a gara, a distanza di un oceano, a sfornare il miglior disco del secolo. Quando Jimi Hendrix strapazzava l'inno nazionale americano, trasformandolo in un lamento sublime, più incisivo di qualunque comizio contro la guerra. O quando Andy Wharol sperimentava la musica attraverso i Velvet Undergound e i Sex Pistols rivoluzionavano qualunque concetto musicale mai espresso prima. Io invece non c'ero.
Però nascevo mentre il Banco del Mutuo Soccorso incideva "Darwin" e questo vorrà pur dire qualcosa!
L'ignorato Banco che nonostante il più grande capolavoro dell'era "progressive" pagava lo scotto di non chiamarsi Genesis, King Crimson o Yes.
Sarà da allora che son diventato rukko?
E quando Peter Gabriel se ne usci' con la world music nessuno osò alzare il ditino e dire "Signor Gabriel, scusi, lo sa che in Italia un certo Fabrizio De André ha inciso Creuza de Ma"?
Non sia mai! Grazie all'ex Genesis il mondo ha scoperto la musica etnica! E come mai nessuno ci aveva pensato prima?
E rivaffanculo!
Ma lo capisco Mastro Gino. Ai suoi tempi in Italia c'era Bobby Solo che scopiazzava Elvis; le canzoni dei Dik Dik e dei Camaleonti erano repertorio altrui tradotto malamente in italiano (come giustificare "Epitaph" dei King Crimson che diventa "Applausi" o "A Whiter Shade Of Pale" dei Procol Harum, già copiata da Bach, che diventa l'insulsa "Senza Luce"?). La "luce" la bramavi dall'Inghilterra o dall'America, perchè se da costoro ti aspettavi originalità cascavi male.
E lo capisco si' Mastro Gino. Lui ha vissuto il "movimento". La musica come manifesto per gli ideali di una grande comunità. La musica come rito collettivo, come collante dei popoli. Woodstock!
Adesso il "movimento" non c'è più. Ma ci sono tanti piccoli/grandi movimenti e non più un genere musicale dominante. E credo sia questo che Gino Castaldo non riesce a concepire. Se la musica non è totalizzante, non coinvolge tutti in una grande, pacifica marcia verso un mondo migliore... beh allora non esiste.
E invece no. Esiste, pulsa, corre, combatte. Ma è cambiata la guerra e nessuno vuol più combatterla. E sapete perchè? E sai perchè Mastro Gino?
Perchè quelli che all'epoca si battevano per un mondo migliore e hanno fallito, quelli che contestavano il sistema, quelli che si buttavano contro i poliziotti con i fiori in mano, adesso conducono talk show, occupano banchi alti del Parlamento, dirigono giornali o ci scrivono sopra in cambio di laute prebende.
E quella guerra che voi non avete saputo combattere rifugiandovi tra le braccia materne della borghesia adesso la dovremmo combattere noi?
Sorry, non possiamo. Ci manca la colonna sonora universale. Ci manca la musica, perchè la musica è finita. Si è spezzettata in tanti piccoli frammenti e quelli come voi non riescono più a vederla. Anche se quei frammenti brillano come diamanti. Tanti pazzi diamanti.



Ve lo ricordate il pazzo diamante rukkacci?
Ve lo ricordate Syd Barret?
E' morto poco tempo fa, dopo un lungo oblio schizofrenico.
Vi racconto una storia:
Circa dieci anni fa, per vari motivi, ho avuto modo di conoscere Roger Waters. Doveva andare a trovare Syd e con la faccia tosta del futuro giocatore incallito, gli chiesi di poterlo accompagnare. Accettò.
Lo trovammo seduto in una poltrona a fissare il vuoto.
Non ci vide. Non ci salutò.
Roger preoccupato iniziò a scuoterlo: "Ehi Syd! What are you doing?"
A quel punto Syd si voltò, ci guardò, sorrise, e disse:
"I'm flyng."
Ce ne andammo e lo lasciammo volare.
Adesso vorrei che lasciassero volare me, noi, tutti.
Vorrei che la smettessero di darci ricette, manuali, sentenze.
Il sottotitolo di questa puntata dovrebbe essere ODE IN MORTE DI CHI AFFERMA CHE LA MUSICA E' MORTA.
Ma questo non sarebbe un degno commiato. Teniamoci il nostro di sottotitolo: FUOCHI NELLA NOTTE



Ciao rukkacci.
Alla prossima puntata.

venerdì 9 gennaio 2009

PUNTATA SPECIALE

Prima che inizi il valzer delle celebrazioni;
prima che si pronunci la frase di rito "Dieci anni fa se ne andava uno dei più grandi poeti italiani del novecento";
prima che l'onda mediatica avvolga di agiografia la sua vita e la sua morte;
prima che le radio tutte invadano l'etere con i soliti coccodrilli;
prima che venga tolto il lenzuolo alla grande statua virtuale,
voglio parlare di un grande rukko. Forse il più rukko di tutti.
Se non l'avete capito, questa puntata speciale è dedicata a Fabrizio De André.



Francesco Di Giacomo, storica voce del Banco del Mutuo Soccorso e Morgan, che prima di ergersi a Savonarola della musica d'autore nei programmi di canzonette, era l'oltranzista leader dei Bluvertigo, dedicano in tributo all'amico fragile questa "Bocca di Rosa".
L'ho scelta perchè, come già Flaubert per Madame Bovary, De André dichiarò: "Bocca di Rosa sono io". Ho scelto questa versione perchè mi è piaciuto l'esperimento di Morgan nel riarrangiare e riproporre "Non al denaro nè all'amore nè al cielo": l'ho trovato un tributo sincero a Faber prima e a Edgar Lee Masters poi. E mi piace questo inedito duetto con quella che ritengo una delle voci più importanti dell'intero panorama musicale italiano.
Ma voglio regalarvi una cosa e sono sicuro che mi ringrazierete a vita per questo.
C'è un gruppo di musica popolare, giù in Calabria, che da trent'anni produce grande musica ed è, naturalmente, ignorato dalle major. Si chiamano MATTANZA.
Senza addentrarmi nella loro sterminata e bellissima produzione, che però vi invito ad approfondire, vi segnalo una loro rilettura di grande acume interpretativo e suggestione proprio di "Bocca di Rosa". Non affrettatevi a cercarla su e-mule o youtube: non la troverete. Andate invece sul sito www.mattanza.org cercate tra i contatti e scrivete al mio amico Mimmo Martino, leader storico del gruppo, dicendogli che c'è uno stronzo su una radio clandestina che delira di una loro versione inedita di Bocca di Rosa. Ditegli che volete ascoltarla, ditegli che per una volta anche voi volete mettervi nei panni di "una vecchia mai stata moglie". Sono sicuro che vi accontenterà.
Nel frattempo "accontentatevi" di questa.



Non conoscevate la "Bocca di Rosa" di Peppe Barra?
Allora uscite subito da casa, andate al negozio di dischi più vicino e chiedete "Canti Randagi", il più originale tributo a Faber mai realizzato. Se non ce l'ha mandatelo affanculo e cercate altrove, ma non rinunciate.
Volete un altro esempio?



Se non vi sono venuti i brividi con questa versione di "Tre Madri" di Elena Ledda, allora cambiate stazione, qui non siete graditi. Perchè se un bastardo come me non resiste alla commozione su questo pezzo, non oso immaginare quanto cinico sia chi ne rimane indifferente. Troppo pure per questa radio!

Ma torniamo a Faber e iniziamo a scalfire qualche luogo comune. De André non era un poeta, se non nell'accezione più generalista e banale del termine. De André è stato un grande narratore, quasi un cantastorie, sicuramente un "trovatore".
De André è stato letteratura popolare. De André è stato cantore di provincia. De André è stato ricerca ed elaborazione. De André è stato lirica del reietto. De André è stato, è, e sempre sarà, soprattutto musica!
Affermare che sia stato un grande poeta non è soltanto escatologicamente scorretto, ma ancor più riduttivo e certamente banalizzante.
Fabrizio De André era un musicista, un enorme musicista, degno dell'empireo colto che fu di Bach e Mozart, con quel plus narrativo indirizzato verso una poetica (ho detto poetica, non poesia. Andatevi a cercare la differenza!) popolare, vicina all'epica greca, ma al rovescio. E'l'Odissea dalla parte dei Proci. O ancor meglio è "La chanson de Roland" senza indulgenze. E nella sua personalissima "lingua d'oca" ci ha regalato quello che David Byrne (ex leader dei Talkin'Heads) ha eletto ad album più importante del '900: si intitola "Creuza de Ma".



Di dov'era Fabrizio De André?
Genovese, senza dubbio. E lo senti senza bisogno di arrivare all'evidenza di Creuza de Ma. Lo senti e basta.
Ed era sardo. Per scelta e assonanza. Perchè voleva stare "là dove il giorno si perde a cercarsi da solo, nascosto tra il verde".
Ed era francese. Per gusto e formazione musicale. E perchè Brassens era francese.
Ed era italiano. In senso circolare, nella buona e nella cattiva sorte, trasformando le sue liriche laddove l'Italia non è più uno stato, ma tante piccole miserie.
E in questo giro di giostra è stato anche napoletano. E forse, in quel momento, lo è stato di più di qualunque altro napoletano.



Sapete cos'è la Baggina?
Se non lo sapete o non siete milanesi, o non siete aggiornati sulla recente storia d'Italia.
Leggo testualmente da Wikipedia:
"Il Pio Albergo Trivulzio è un ospizio per anziani di Milano. Viene chiamato anche Baggina dai milanesi, ma il nome ufficiale è Azienda di servizi alla persona Istituti Milanesi Martinitt e Stelline e Pio Albergo Trivulzio."
Siete sicuri che questo nome non vi dica nulla?
Vi rinfresco la memoria.
Il 17 Febbraio 1992 un pool di magistrati milanesi diede inizio a quella rivoluzione politica che passò alla storia con il nome di "Mani Pulite"; un'operazione che avrebbe dovuto traghettare l'Italia da Tangentopoli alla Seconda Repubblica.
Da dove ebbe inizio quel terremoto che portò in manette mezza classe dirigente italiana e perfino un capo di governo (Bettino Craxi, che scampò al gabbio grazie all'ospitalità della ridente Hammamet, città tunisina affacciata sul mare)?
Tutto iniziò da un ospizio per anziani, il cui presidente, tal Mario Chiesa, fu beccato in flagrante mentre intascava una bustarella da 9 milioni di lire. Questo ospizio si chiamava Pio Albergo Trivulzio, o Baggina, come lo chiamano confidenzialmente i milanesi.
Cosa c'entra tutto ciò con De André?
Vedete amici rukki, De André non era un poeta in senso stretto, ma dei poeti aveva tutte le doti, inclusa la più importante: vedeva le cose che ancora non c'erano, intuiva quello che ancora doveva accadere; non come lo storico, che analizza, prospetta e deduce, ma proprio come il poeta, che si sente vibrare, che si illumina d'immenso, che inconsciamente riceve il messaggio del proprio personalissimo arcangelo, senza sapere da dove cazzo sia saltato fuori.
Era la fine del 1990 quando usci' "Le Nuvole". Più di un anno prima di Tangentopoli.
Quel disco si chiudeva con una potente profezia che raccoglieva gli eventi dell'intero decennio futuro, come fosse cronistoria dell'accaduto, con talmente tanta puntualità storica da far pensare al soprannaturale.
"La Domenica delle Salme" inizia cosi':
"Tentò la fuga in tram, verso le sei del mattino, dalla bottiglia d'orzata dove galleggia Milano. Non fu difficile seguirlo, il poeta della Baggina, la sua anima accesa mandava luce di lampadina."



E con questo vi lascio.

Ciao Rukko Fabrizio.
Buonanotte rukkacci maledetti.

FINE DELLA PUNTATA SPECIALE

domenica 4 gennaio 2009

Prima Puntata

Chi sono io? Uno qualunque, non temete. Il fatto di poter stare qui davanti ad un microfono, senza che nessuno mi abbia elargito particolari raccomandazioni o intimato cautele, mi rende però un privilegiato. E di questo privilegio intendo approfittare, da subito. Immagino che il jingle che vi tartassa da una settimana abbia suscitato in voi una qualche curiosità e dato che è la prima puntata mi sembra giusto per prima cosa esaurire i convenevoli: che vuol dire Rukki Power? Rukki è la volgarizzazione di rookie, ovvero la matricola, quello alle prime armi, quello non ancora inserito nell’”ambiente”. E’ un termine in voga negli ambiti sportivi americani, dove il rookie è il giovane di belle speranze, talentuoso, magari fresco di college, che però ancora deve dare prova delle sue reali capacità. E’ in qualche modo sottoposto ad un test che dura il tempo necessario per decidere se si tratta di un vero talento emergente o di una topica di qualche manager poco esperto.Ecco, il rookie sta nel limbo e ne uscirà vincente o sconfitto; in ogni caso non sarà più tale una volta messo il piede fuori. Mi sembra chiaro quindi che intitolare questa trasmissione Rukki Power ha un po’ il sapore del manifesto programmatico: potere agli inadeguati, a quelli che non sono né carne né pesce, che stanno lì in attesa della loro occasione; è a costoro che voglio parlare in queste notti, perché è con costoro che sono in sintonia… sono uno di loro, un rukko!Ma non temete, non sarò da solo a delirare nella notte; non vi annoierò di parole a torrente come un predicatore che vuol vendervi amuleti. Con me ci saranno loro: le canzoni. Tanta musica che voglio farvi ascoltare e che voglio raccontarvi per condividere la magia delle note nel silenzio della città addormentata. Un vecchio blues, una suite barocca, una ballad malinconica… è con loro che ci consoleremo fin quando i pensieri faranno posto ai sogni.E allora partiamo! Signori da stanotte i menestrelli tornino a suonare, perché il potere è nostro!



Era lei, la signora del rock, Patti Smith che ci ricorda che il potere è della gente. Come cominciare meglio? Beh Patti, hai torto, il potere non è della gente! Non lo è mai stato e mai lo sarà, in barba a tutti coloro che hanno combattuto per la vera democrazia e per la libertà! Io non sono libero, nessuno di noi è libero là fuori. Mi dicono cosa devo mangiare, cosa devo mettermi addosso, che auto guidare, che donna amare, che figli crescere! Mi insegnano cosa è giusto e cosa è sbagliato, come comportarmi in tutte le occasioni e cosa è giusto desiderare. Pilotano i miei sogni, mi rendono ambizioso, competitivo, ma mai fuori posto. Eppure si prendono cura di me: mi condannano se fumo, mi obbligano ad indossare le cinture di sicurezza… ehi la mia salute gli sta a cuore! Quasi quasi mi commuovo e li sto a sentire! E' più comodo sapete?
Ma ci rende schiavi!
Per cui io adesso accendo una Chesterfield, ecco, ahh, mi metto comodo sul mio sedile, una mano sul cambio, l’altra sul volante e senza cintura allacciata mi godo l’autoradio che canta:



Immaginate la scena: auto scura, notte fonda, fanali puntati sull’asfalto di una strada qualunque, ma di sotto si vede il mare. La radio sussurra le note con la voce di Kilye Minogue (che d’altra parte oltre al sussurro non arriva, ma in questo brano è funzionale), mentre Nick Cave la incombe con potente ma romantico contrappunto. L’aria è fresca, piacevole, profuma di mare e fiori di zagara, dal finestrino semiaperto l’aroma di una Marlboro confonde gli odori della natura costringendoli a farsi più intensi; il motore emette un lieve sibilo per non disturbare il rumore del mare. Tutto è magico. Adesso il piano si sposta all’interno dell’auto: l’uomo guarda dritto davanti a se, un po’ spettinato dal vento, mento regolare, spalle forti, presa sicura sul volante. Il piano si allarga: l’uomo indossa una camicia bianca che illumina per un attimo il buio intorno. La camicia è attraversata da una barra nera diagonale. Barra nera? Ecco! Qui mi immagino Frank Capra che urla: “Che ci fa quello stronzo con la cintura di sicurezza??!!! Cazzo, cazzo, cazzo era perfetta!!! Licenziate quell’idiota cazzo, cazzo cazzo!!!!” E se ne va sbocconcellando la sceneggiatura.
No dico... ve lo immaginate Dennis Weaver in DUEL che lotta contro un camion impazzito indossando la cintura di sicurezza?



Oh porca malora! In un pezzo del trailer ce l'ha! Ah ah ah! Vuoi vedere che hanno ragione lorsignori?

Bene, mi dicono dalla regia che ho solo pochi minuti per concludere questa prima puntata. E allora voglio dirvi solo questo: so già cosa state pensando: "Ehi amico non sei mica cosi' originale. Di predicatori radiofonici ce ne sono già stati abbastanza." Sapete cosa vi rispondo? "E chi se ne fotte!".
Non voglio essere un altro Jack Folla o paragonarmi a Peppino Impastato. E sapete perchè? Perchè io non sono buono. Perchè io non faccio la morale a nessuno e nè tantomeno sono un eroe come il buon Peppino.
Io sono uno strafottuto giocatore di poker, che sbarca il lunario vivendo di espedienti, che se può fottere il prossimo lo fa senza scrupoli. Non son qui a dire cosa è giusto e cosa è sbagliato e siccome non ho nemmeno le palle per sfidare chicchessia, mi nascondo dietro un microfono nell'anomimato. Allora mettiamo subito in chiaro una cosa: sono un anarchico, fancazzista e sbruffone. Per raggiungere la mia felicità sono disposto a calpestare quella degli altri. Non conosco la pietà. Non mi commuovono le disgrazie altrui. Me ne fotto del mio prossimo.
E' sbagliato dite?
Voglio raccontarvi una storia.
Ero un ragazzo sensibile che da poco iniziava a sedersi ai tavoli seri.
Una notte c'era un tizio che perdeva una cifra inaudita. Mi ci ero scontrato anch'io un paio di volte soffiandogli due piatti importanti.
Quando ormai la sua situazione era disperata mi capitano in mano quattro sette serviti. Lancio il mio chip in attesa di rilanci e invece passano tutti, guarda caso, tranne lui, che mette sul piatto un bel gruzzolo. Aveva full... il pirla.
Beh a quel punto avrei dovuto schiacciargli la testa con un ulteriore raise e invece...
Invece il ragazzo sensibile si fa prendere dalla pietà. Mi limito a vedere il piatto e mostro i quattro sette. Un compagno mi sussurra "Ehi sei pazzo? Non hai rilanciato?" Gli rispondo "Non ho voluto infierire."
Sapete come è finita quella partita?
Ho perso qualche milione di lire, ho firmato un assegno che avrei dovuto coprire inventandomi chissà cosa, secondo voi intestato a chi? Bravi, indovinato. Lo stronzo ci aveva ripuliti ben bene dopo altre due ore di gioco.
E io da allora non ho pietà.
Se vi sta bene io sono cosi'. Se non vi sta bene cambiate stazione.
Ma se siete ancora qui allora unitevi alla mia banda stanotte. I ragazzi sono tornati in citta!



Alla prossima puntata.